Liguria. La caverna delle Arene Candide (SV)

Clicca per ingrandire La Caverna delle Arene Candide. La trincea dello scavo durante la prima campagna, 1942

La caverna delle Arene Candide si apre nel fianco meridionale del Monte Caprazoppa, che avanzandosi alquanto dalla catena litoranea  verso il mare forma un piccolo promontorio fra Finale Marina e Borgio.
La caverna, che è la più ampia delle tante che forano i monti del Finalese, costituisce una specie di loggiato naturale prospettante verso mezzogiorno con tre grandi finestre aperte sul suo lato lungo, dalle quali lo sguardo spazia sul mare.
Chiara, calda, ariosa, sufficientemente asciutta, almeno nella stagione fredda, e ben riparata dai venti di tramontana, doveva offrire condizioni ideali per l'insediamento.
La caverna si presenta oggi come una grande cavità allungata in senso Est-Ovest, parallelamente cioè alla fronte della sbalza rocciosa in cui si apre.
La scoperta paletnologica e le prime esplorazioni scientifiche furono merito di A. Issel a partire dal 1864. Considerando la lunga attività di scavi svoltasi nella caverna era da temere che ben poco del deposito preistorico rimanesse in posto.
Tuttavia Luigi Bernabò Brea fin dalla sua prima esplorazione nel 1940 potè costatare che lembi in posto si conservavano ancora in vari punti; vi avviò allora una serie di campagne di scavo, condotte in collaborazione con Luigi Cardini dell'Istituto di Paleontologia Umana.

Clicca per ingrandire Arene Candide. La sezione stratigrafica messa in luce dallo scavo 1948-50

La stratigrafia del deposito con ceramiche raggiungeva lo spessore di m. 2,70 e in esso si susseguivano dal basso verso l'alto le testimonianze del Neolitico antico, del Neolitico medio, del Neolitico recente, età del Bronzo (poche tracce) e dell'età del Ferro. Ha restituito cioè una delle sequenze archeologiche più importanti per la preistoria del Mediterraneo occidentale.
All'esplorazione degli strati mesolitici su tutta l'area dello scavo e l'illustrazione di questa parte fu fatta da L. Cardini durante altre campagne di scavo a partire dal 1941.
Al di sotto degli strati mesolitici si è riconosciuto l'esistenza del deposito plestocenico, mettendo in luce 5 focolari appartenenti al Paleolitico superiore e la tomba di un giovane individuo con ricco coredo funebre.
Lo scavo si era dovuto poi arrestare, avendo incontrato grandi massi che non era stato possibile rimuovere, alla profondità di m. 8,50.
Fra il 1948 e il 1950 poterono essere compiute 4 nuove campagne di scavi (V-VIII) le quali, salvo la VII rivolta in gran parte all'esplorazione degli strati mesolitici, interessarono soprattutto il deposito a ceramiche che fu scavato su quasi tutta l'area della camera orientale.

Bibliografia:

  • L. Bernabò Brea, Gli scavi nella caverna delle Arene Candide, Parte I. Gli strati con ceramiche, Bordighera 1946, pp. 1-364.
  • L. Bernabò Brea, Gli scavi nella caverna delle Arene Candide, Parte prima. Gli strati con ceramica, Vol. 2: Campagne di scavo 1948-50, Bordighera 1956, pp. 1-296.
  • A. Bietti, The Upper Pleistocene deposit of the Arene Candide Cave (Savona, Italy) new studies on the 1940-42 excavations, Quaternaria Nova IV, Roma 1994.
  • R. Maggi, Arene Candide: A functional and Environmental assessment of the Holocene sequence (Excavations Bernabò Brea - Cardini 1940-1950), in Memorie dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Nuova serie, Roma 1997, pp.1-643.
  • S. Tinè (a cura di), Il neolitico nella caverna delle Arene Candide (scavi 1972-1977), Bordighera, 1999.

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